The opposite of sense

Ieri mattina stavo accompagnando a scuola mia figlia in auto quando mi è caduto lo sguardo su un furgoncino della manutenzione per le automobiline del circuito Share’NGo sul lato della strada. In quel punto il mese scorso sono state scaricate parecchie vetturette e giornalmente ne vedo qualcuna parcheggiata in attesa di clienti. Premetto che non c’è traccia di colonnine di ricarica nella zona (sud Milano) e che proprio per questo mi era sembrato strano vedere delle auto elettriche basate proprio lì. Ma la cosa a mio parere incredibile era che una delle automobiline era collegata a un generatore portatile che la stava ricaricando; non ho fatto in tempo a scattare una foto (dommage). Ora, non so quanto a lungo la ricarica sia durata, dato il mio flash di visuale, ma non posso che rimanere esterrefatto di fronte a tale modo di procedere. Un generatore portatile non è catalizzato, è praticamente un Euro 0 e l’idea che la ricarica di un’auto elettrica sia fatta in questo modo vanifica l’intera catena virtuosa, dato che in questo caso le emissioni saranno maggiori rispetto a un’auto tradizionale. Un po’ come l’autonomia elettrica a spese dei range extender, ma molto peggio per l’assenza di controllo sulle emissioni. Aggiungo che il rendimento dei motori industriali è quanto mai basso e che quindi il loro consumo, in proporzione all’energia elettrica erogata, è piuttosto alto. Si pone il dubbio: the opposite of sense o pratica consolidata?

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