Il futuro degli accumulatori diventa sempre più biologico: dopo i modelli che impiegano batteri per produrre il flusso di elettroni, ora è la volta di quelli che sfruttano elettroliti organici. Da Harvard arriva una ricerca che ha sviluppato una molecola estratta dal rabarbaro, il chinone, in grado di sostituire i consueti elettroliti a base di vanadio a un costo inferiore. Gli accumulatori realizzati con questa tecnica sono differenti da quelli consueti, poiché accumulano la carica in una soluzione liquida che può essere stivata in un serbatoio. Ciò rende facile l’aumento della capacità: basta infatti aumentare parimenti la quantità di liquido e si intravede perciò una sorta di modularità che sarebbe assai pratica in applicazione di storage fisso. Forse più difficile immaginarne l’impiego in campo automobilistico, ma non è detto. L’industrializzazione di questa soluzione non è comunque attesa in tempi lunghi: un’azienda italiana, la Green Energy Storage ha acquisito i diritti di fabbricazione e conta entro l’anno in corso di iniziare la produzione industriale.

Ridurre il riciclo
Questo lo scopo finale del progetto giapponese: una plastica in grado di ripararsi da sola potrebbe allungare enormemente la vita operativa dei particolari in cui