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Equilibrismo sul filo

Dalle case costruttrici arrivano messaggi sempre più contraddittori, indice dell’incertezza causata dalle nomative caotiche e talebane della UE.

Mica facile tenere la barra diritta di questi tempi. Parlo dell’industria automobilistica e dei suoi piani di sviluppo, ammesso che chi norma alla UE abbia ancora intenzione di premettergliene uno, di futuro.
Così tra la promozione (coatta) di costose vetture elettriche e il mantenimento delle strutture (completamente diverse) necessarie alla produzione tradizionale, c’è tutto un mondo di opinioni, dichiarazioni, prese di distanza o avvicinamenti che marcano ogni giorno di più le difficoltà di un’industria (che incidentalmente dà lavoro a milioni di persone) a immaginare il suo futuro.

L’ad di Stellantis Tavares non è nuovo a critiche anche pesanti alla scelta elettrica. La crescita rapida delle vetture elettriche, spinta in modo innaturale dagli enti normativi, sta cambiando e cambierà radicalmente il panorama della mobilità privata, che di questo passo sarà accessibile solo ai ricchi, lasciando il resto della popolazione in balia dei mezzi pubblici e proprio in tempo di pandemia; un ritorno a fine ‘800, insomma.
La crisi investe direttamente i produttori, che in quest’ottica non possono fare affidamento sul precedente modello di business, ma devono crearne uno nuovo, basato però su numeri di produzione assai più ridotti e difficili da rendere profittevoli.
Per contro Tavares si produce anche in dichiarazioni a favore delle elettriche che lasciano stupiti, viste le premesse, ma che con ogni probabilità incarnano alla perfezione la totale instabilità previsionale e decisionale del momento.

Anche Mercedes-Benz viaggia sulla stessa onda. L’amministratore Källenius prima delinea in nuovo corso in stile elettrico, ridefinendo il concetto di lusso in ottica incrementale così come il costo dei modelli e descrivendo una riprogrammazione di volumi e varianti in chiave conservativa.
D’altro canto in un discorso al “Future of the Car Summit” organizzato dal Financial Times, sostiene che l’azienda continuerà a produrre motori a combustione, Diesel compresi, finché sarà possibile, pronta però a passare all’elettrico non appena la richiesta da parte della clientela sarà più sostenuta.
Certo è più facile per il gruppo tedesco, che con le ultime direttive intende uscire dall’ambito parzialmente generalista in cui è entrato anni fa per tornare alla costruzione elitaria della sua storia. Assai meno per Stellantis, che per struttura deve fare molto maggiore affidamento sui numeri per un modello di business remunerativo.
Vedremo se alla UE apriranno gli occhi e faranno un sano bagno di realtà. La decisione di recedere parzialmente all’intransigenza iniziale per le Norme Euro 7 fa ben sperare, anche per non vincere le sfide alla maniera del detto “Il male è sconfitto, ma il paziente è morto”.

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