Il problema della durata delle batterie al centro della norma che dal 2026 entrerà in vigore nello stato americano.

La spinta ormai condivisa in tutto il mondo verso la mobilità elettrica mette tutti di fronte a un nuovo ordine di problemi, legato alle grandi differenze tra una vettura tradizionale e una a batteria.
Argomento sempre all’ordine del giorno però, legato più all’essenza della tecnica che al modo di accumulare e sfruttare l’energia motrice, è quello dei rifiuti e delle emissioni in senso ampio. Se quindi passeremo in massa all’elettrico non avremo certo risolto la dinamica di cosa fare delle auto a fine vita e in particolare di come trattare, e auspicabilmente riciclare, litio e terra rare contenute negli accumulatori.

Diventa quindi importante definire un ciclo di vita stabile, che il CARB californiano, l’ente preposto alla disposizione delle norme sull’inquinamento dello stato Usa, ha iniziato a studiare allo scopo di imporre norme certe sulla durata degli accumulatori.
Nell’ambito del piano complessivo sull’impatto tra le auto e l’ambiente, l’Advanced Clean Car II, è allo studio infatti l’imposizione ai costruttori dal 2026 di una durata minima dei pacchi batterie di 15 anni o 150.000 miglia, allo scadere dei quali il dispositivo dovrà disporre ancora di una capacità pari all’80% di quella iniziale. La norma ha il duplice scopo di prolungare la vita media delle auto elettriche, spalmando così le forti emissioni alla produzione su un tempo d’uso più lungo, e di consentire il consolidamento del mercato dell’usato elettrico oggi agli albori. Tale mercato, infatti, non può decollare senza la garanzie che le vetture siano ancora utilizzabili per un tempo ragionevole anche dopo il primo acquisto. Ricordo che la batteria spesso ha un valore pari al 50% del veicolo e che quindi nel mercato di seconda mano vale come e più degli altri organi meccanici.

Ma il CARB guarda avanti e intente stabilire norme anche sulle (pochissime) vetture a fuel cell, che impiegano l’idrogeno come carburante. Dal 2026 è possibile che anche nel loro caso vengano stabilite norme sulla durata, in particolare quella che prevede dopo 4.000 ore un’efficienza residua del dispositivo pari al 90%.
Vedremo se questa politica sarà compatibile con quella produttiva delle Case e, soprattutto, se non produrrà un aumento di prezzo delle vetture a compensare una prevedibile erosione del nuovo a favore dell’usato.