Corrono le voci sull’aumento delle accise sul gasolio. Per ridurre l’impatto sulla CO2, dicono. Un assurdo tecnico ed economico, ma sappiamo come vanno le cose in Italia…

Si parla sempre più insitentemente di un aumento del prezzo del gasolio, conseguenza dell’aumento delle accise a esso applicate, finora più basse di quelle della benzina. E autorevoli passacarte di regime sostengono con veemenza si tratti di una misura dovuta e logica, “Nell’ottica della riduzione delle emissioni di CO”2.

Tanta ignoranza mi lascia esterrefatto. Nel grande pastone in cui ci avviluppa ormai la vita quotidiana tutto si mischia e tutto si piega alla volontà politica del momento, fisica compresa. Così qualunque opportunista può fregarsene della termodinamica e sostenere che penalizzare i motori Diesel sia necessario per diminuire l’anidride carbonica emessa nell’atmosfera.
Ora, che la quota di emissioni di anidride carbonica legata ai trasporti sia del 30% è dichiarazione ufficiale della UE. Solo il 72% di tale quantità è prodotto però dai trasporti stradali, mentre le auto sono il 60,7% del totale e comprendono ogni tipo di alimentazione.
Le emissioni di CO2 sono legate sì al contentuto di carbonio nella molecola, che in effetti è maggiore per il gasolio rispetto alla benzina, ma soprattutto al rendimento del ciclo termodinamico e sappiamo bene come quello Diesel sia enormemente superiore a quello Otto.

Ne consegue che penalizzando il gasolio in favore degli altri combustibili la quantità di gas serra emessa non potrà che aumentare e non ridursi come vuole la vulgata truffaldina di questi giorni, tenuto conto che la quota di mobilità elettrica è marginale e rimarrà tale a lungo.
Che dire, quindi? Da un persona preparata come il ministro Cingolani mi aspettavo quantomeno il rispetto delle leggi della termodinamica, ma evidentemente le scelte economiche e politiche da essa prescindono. Un vero peccato, perché il mondo e l’ambiente non seguono i dictat opportunistici ma evolvono secondo la realtà scientifica.