C’è sempre un lato B della tecnologia. Come quello che hanno scoperto i ladri d’auto yankee per il traccatore prodotto dalla Apple.

Nato per i distratti cronici, quelli che perdono tutto, l’Apple AirTag ha trovato presto un uso più “professionale“. In Canada infatti sono emersi recentemente rapporti di polizia che affermano come i ladri li stiano usando per contrassegnare e rintracciare i veicoli che in seguito vogliono rubare. La storia di solito inizia con una persona che ha parcheggiato la propria automobile in un parcheggio pubblico e con un ladro che l’ha presa di mira. L’AirTag viene quindi messo sul veicolo in un punto nascosto e il criminale attende poi di sapere dove la vettura sarà parcheggiata per la notte per compiere il furto.
Certo, si tratta solo di un localizzatore che non elimina la procedura per aggirare l’immobilizzatore o gli antifurto installati sul veicolo, ma di fatto fa venire meno uno dei principali deterrenti contro i furti, la perdita di vista dell’auto. Se pure la vostra costosa e rara automobile sia facilmente oggetto di cattive intenzioni, il fatto che una volta a casa scompaia alla vista o comunque alle attenzioni del malintenzionato dà una certo livello di sicurezza “statistica”.
Apple ha messo sul mercato ad aprile il dispositivo, delle dimensioni di una moneta, per aiutare le persone a tenere d’occhio chiavi, bagagli e un numero qualsiasi di altri oggetti personali. Ma la delinquenza è molto abile a sfruttare la tecnologia a proprio vantaggio e così si è diffuso l’impiego dell’AirTag come ausilio per criminali che prendono di mira auto di alta gamma, considerate eventualmente anche solo come “indicatore” di una una casa dove si siano beni che vale la pena di rubare.

Da settembre la polizia regionale canadese di York ha indagato su cinque casi in cui i ladri hanno posizionato dispositivi di localizzazione su veicoli di alta gamma in modo da poterli successivamente individuare; l’abitudine americana di parcheggiare l’auto sul vialetto rende poi più agevole l’intera operazione. Una volta all’interno dell’auto, infatti, i malintenzionati possono usare un riprogrammatore della centralina tramite la presa OBD per abilitare una chiave che hanno portato con sé e il gioco è fatto.
Una nuova edizione della tradizionale battaglia tra guardie e ladri, cui contribuisce questa volta la tecnologia Apple, ritenuta più efficace nella localizzazione di altri prodotti analoghi. Le ridotte dimensioni dell’AirTag, rendono facile nasconderlo sulla vettura e anche se sull’iPhone del proprietario arriva la nortifica di essere oggetto di un tracciamento è facile che il dispositivo non venga comunque individuato; c’è stato un caso in cui era stato addirittura introdotto nel serbatoio del carburante, opportunamente protetto da un sacchetto impermebaile.

Cambieranno le cose con le prossime auto elettriche? Non ci giurerei, perché da sempre l’ingegno progettuale e quello criminale vanno di pari passo.