La Casa low cost del gruppo Renault punta su leggerezza ed efficienza per ridurre le emissioni di CO2, così da non dover produrre ibridi plug-in ed EV per rientrare nelle norme UE

L’ad De Meo l’ha detto la settimana scorsa, Dacia non seguirà il processo di elettrificazione a tappe forzate del gruppo Renault con lo stesso timing. Se il resto dei brand entro il 2030 seguirà i diktat comunitari sull’esclusione dal listino delle auto dotate di motori a combustione, la Casa rumena non farà altrettanto, concentrandosi su tecnologie più light che consentano di rispettare i vincoli con soluzioni più tradizionali senza alimentare spirali di aumento di prezzo pericolose per il mantenimento della posizione di mercato raggiunta.

Così alla Spring, unica auto elettrica in listino, si aggiungerà l’anno prossimo soltanto una versione ibrida della nuova Jogger a sette posti. L’approccio cauto è dunque fondamentale per mantenere il vantaggio di prezzo sulla concorrenza del marchio. Dacia ha impostato la produzione sul fornire alla propria clientela tutto ciò che è indispensabile ma senza fronzoli; quindi niente sedili elettrici o gadget di maniera. La politica di riduzione all’essenziale degli accessori ha però una ricaduta positiva sul peso complessivo dei veicoli, che essendo molto più leggeri hanno emissioni intrinsecamente più basse, limitando quindi la necessità del ricorso a costose tecnologie di elettrificazione per soddisfare i requisiti normativi. La Jogger, ad esempio, pesa da 1.176 a 1.223 kg, circa il 20% meno della concorrenza.

La politica di fornire all’utenza una soluzione a minor costo non implica comunque il rifiuto del passaggio alla tecnologia elettrica, ma solo la sua dilazione nel tempo, allo scopo di ammortizzare i costi dell’investimento per poter offrire la soluzione su tutta la gamma a un prezzo accessibile.
Dall’attuale bacino di possibile clientela attorno a 5 milioni, Dacia intende raggiungere la quota di 9,5 milioni con il debutto della Jogger e della rinnovata Duster, offrendo al mercato la concreta alternativa dell’acquisto di un veicolo nuovo a fronte dell’aumento del prezzo dell’usato legato alla crisi dei semiconduttori e alla carenza di materiali.
Anche in questo caso la politica Dacia potrebbe mostrare un atout: il fatto di concentrarsi su tecnologie efficienti e poco complesse limita il ricorso a materiali costosi e di difficile reperibilità, offrendo comunque un prodotto efficiente e in linea con il mercato; un modo efficace, inoltre, di ridurre le attese per la consegna.