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The Apple way

La società di Cupertino non ha abbandonato il project Titan, che ora prosegue seguendo una filosofia innovativa e personale, in linea con il passato del marchio.

Apple raramente crea hardware davvero originale. I suoi prodotti tendono invece a migliorare i concetti esistenti. E’ successo con i primi personal, poi con i lettori MP3 e i telefoni. Ma ciò non è un minus, quanto piuttosto un elogio all’ambiente software creato dall’azienda nel corso degli anni. Applicando lo stesso concetto all’automobile, le recenti assunzioni come Ulrich Kranz, ex CEO di Canoo ed ex capo della divisione i di BMW; Michael Schwekutsch, in precedenza vicepresidente dell’ingegneria di Tesla e Anton Uselmann, periodi in Mercedes-AMG e Porsche, provano che il progetto Titan va avanti. Apple ha i mezzi per sviluppare e produrre la propria auto, ma una vettura è assai diversa dai dispositivi elettronici personali. O dagli aspirapolvere, come ha scoperto Dyson quando ha tentato di produrre in serie il proprio veicolo elettrico. La società aveva investito 700 milioni nel progetto, che alla fine ha abbandonato perché con la sua economia di scala l’auto sarebbe costata 210.000 euro. 

A questo riguardo persistono voci secondo cui Apple intenda collaborare con una nota Casa automobilistica per costruire il suo veicolo. Una tale mossa potrebbe aiutare la società a mantenere i costi per unità ragionevolmente bassi. Ma sebbene sia possibile che Apple decida di vendere veicoli direttamente al pubblico, alla fine potrebbe seguire un modello di ride-sharing in cui possiede i veicoli e i consumatori pagano per usarli. La struttura potrebbe rispecchiare quella di Cruise o Waymo. 

Se Apple seguirà questa strada, l’azienda, almeno inizialmente, limiterà l’uso dei suoi veicoli alle aree metropolitane dove le velocità più basse e le strade disposte secondo schemi prevedibili sono la norma. Oggi, l’applicazione CarPlay serve in gran parte a visualizzare e controllare i dispositivi Apple, ma domani potrebbe sostituire efficacemente l’infotainment nativo ora utilizzato dalle Case. Secondo un rapporto di Bloomberg, Apple sta cercando di portare CarPlay al livello successivo come parte di un progetto su cui la società sta lavorando, denominato IronHeart. IronHeart fornirà a CarPlay l’accesso per controllare varie impostazioni del veicolo, tra cui il clima dell’auto ospite, il sedile e le selezioni audio. Sarà difficile convincere le Case a lasciare che CarPlay controlli tali funzionalità, ma la domanda dei consumatori per un’esperienza più fluida tra i loro veicoli personali e dispositivi mobili potrebbe alla fine costringerle a cedere.  

Se, come sembra, Apple imagina poi un futuro in cui, con poche eccezioni, i veicoli privati saranno banditi dalle principali aree metropolitane (lo pensa anche qualcuno dalle mie parti), ci sarà spazio per un servizio di ritiro di Apple Car situato appena fuori città. Una volta parcheggiata la propria auto, la vettura programmata tramite l’app dello smartphone potrà portare alla destinazione metropolitana senza bisogno di guidarla, grazie alla sua intelligenza artificiale.  

Apple potrebbe quindi introdurre due modelli di veicoli autonomi: un veicolo multiuso più grande e squadrato, ePod (rendering di Vananarama), in grado di trasportare più passeggeri e un opzione più piccola monoposto, la ePod Solo. Gli utenti dovrebbero solo accoppiare il proprio profilo CarPlay al veicolo, che quindi regolerebbe automaticamente l’interfaccia del display, il climatizzatore, le impostazioni del sedile e altro in base alle preferenze personali del singolo pilota. Per aumentare i profitti, ci sarà poi la possibilità di sbloccare alcune funzionalità a un piccolo costo addizionale, tipo giochi per dispositivi mobili o Apple TV.
Mi corre l’obbligo di notare come tutte queste amenities siano del tutto superflue o quantomeno attuabili autonomamente da chiunque abbia capacità di coordinamento superiore a un’ameba. Si dice che la società miri ad un lancio già nel 2025. Vedremo se questo futuro alla pronipoti farà il paio con la crisi mondiale e la pandemia.

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