Il design dei nuovi veicoli elettrici parte all’opposto del metodo tradizionale: si fissano Cx e volume, poi segue tutto il resto.

Lo afferma Alfonso Albaisa, Senior Vice President Global Design di Nissan. Prima ancora di evidenziare le linee della futura automobile vengono fissati il volume spaziale e il coefficiente di resistenza aerodinamica voluto. Il resto è modellato attorno a questi due parametri.
L’opposto del processo di progettazione tradizionale, quando l’aerodinamica veniva raffinata soltanto a a progetto compiuto e con adattamenti sui diversi componenti.
Questo spiega perché anche veicoli a destinazione più utilitaristica come i pickup siano sempre più profilati aerodinamicamente, come nel caso della concept Nissan Surf-Out presentata a novembre. Le superfici raccordate e lisce concorrono a ridurre la resistenza all’avanzamento, caratteristica sempre più fondamentale per aumentare l’autonomia di macchine per le quali la percorrenza massima ottenibile è e sarà sempre plù l’elemento chiave per un uso fattibile.

Oggi il processo di progettazione inizia con la creazione di una forma per il frontale. Ciò implica lo stabilire parametri come l’altezza della parte anteriore, della linea del cofano e dei profili laterali. Tutto ciò permette di raggiungere il Cx previsto e il resto viene solo dopo. Una procedura non priva di complicanze, perchè occorre stivare ogni componente in spazi che non sono più standard ma cambiano per ogni modello, un aggravio di costi diretti che si ripercuote sul prezzo di mercato.
In compenso questa modalità progettuale implica la sparizione di fori, condotti e spoiler nel paraurti anteriore per dirigere convenientemente il flusso d’aria attorno alla parte anteriore, dando luogo a silhouette filanti ed essenziali che impreziosiscono il design.

Un segno ulteriore del cambiamento epocale che avvolge l’automobile nel suo complesso, ma che si scontra con le difficoltà economiche del momento e con l’uso effettivo dei mezzi, che non sono ovviamente dei pezzi di architettura da osservare staticamente. I veicoli heavy duty in particolare, ma il concetto vale per ogni altra tipologia, sono destinati a riportare piccoli danni e modifiche dimensionali più o meno grandi legati all’uso e ciò influisce inevitabilmente sul Cx e quindi sull’autonomia, a meno che ci sia muova sempre a passo d’uomo. La coperta è corta e l’auto si allontana sempre più dalle esigenze concrete degli utilizzatori.