Questo lo scopo finale del progetto giapponese: una plastica in grado di ripararsi da sola potrebbe allungare enormemente la vita operativa dei particolari in cui è impiegata.

I ricercatori dell’Università di Tokyo condotti dal professor Takuzo Aida affermano di aver trovato un modo per creare una plastica autoriparante, un materiale che può essere utilizzato in ogni ambito industriale e in particolare nell’industria automobilistica, allo scopo di ridurre la quantità di rifiuti prodotta.
Una piccola quantità di un agente specializzato mescolato nella plastica ordinaria induce un’azione fisica nel materiale che diviene in grado di chiudere autonomamente crepe e fessure. I risultati del lavoro sono stati presentati alla conferenza annuale della Chemical Society of Japan lo scorso 26 marzo e potrebero portare allo sviluppo di una plastica sostenibile fatta per durare, che non ha bisogno di essere scartata o riciclata.

Attualmente meno del 19% della plastica prodotta nel mondo viene riciclata e gran parte degli scarti finisce in mare, creando i noti problemi di accumulo oltre al pericoloso frazionamento in microplastiche. Lo studio giapponese aggiunge polietere tiourea alla formula delle termoplastiche, dando luogo a un materiale che può riparare da solo i danni se i suoi frammenti vengono premuti l’uno contro l’altro a temperatura ambiente. Il processo avviene introducendo un legame a idrogeno nella plastica, che può così riparare i legami molecolari senza l’abituale impiego delle alte temperature.

Mettere insieme i pezzi danneggiati a temperatura ambiente per circa un’ora consentirà loro di riprendere la continuità strutturale del pezzo interessato, dato che i legami che si formano agiscono per tutta la prodondità del materiale. In campo automotive la plastica autoriparante è particolarmente interessante, perché prefigura particolari di carrozzeria soggetti a urti o usura che di fatto potrebbero mantenere sempre forma e struttura originarie anche dopo anni di uso e logorio.
Resta da vedere se la solita logica consumistica non sparerà a zero contro questa invenzione, non dimentichiamoci che meno usura vuol dire meno ricambi e meno business per chi li produce.